Pensieri sulla migrazione
Al di là dei bellissimi ricordi d’infanzia, mi sono trasferita in Siria da adulta per esercitare il mio diritto alla libertà di movimento.
Syrian Arab Republic, Western Asia
Story by Kamelia Khalil. Translated by Maria Grazia Calarco
Published on May 24, 2022.
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Sono figlia di un matrimonio misto: mia madre è bulgara e mio padre è siriano. Sono nata a Sofia, la capitale della Bulgaria. Al momento, sono un’insegnante di inglese a Damasco, in Siria. Le persone sono spesso sorprese nel sentire che sono emigrata in Siria, in un momento in cui tante persone stanno lasciando il paese. La Siria viene ritratta dai mezzi di comunicazione e dalle forze politiche come uno dei luoghi più pericolosi al mondo. E di certo è vero che i siriani hanno affrontato enormi difficoltà negli ultimi anni. Tuttavia, considero vivere in Siria più o meno come i miei amici europei vedono lavorare o studiare in America: sono alla ricerca di nuove opportunità, nuove connessioni e nuove visioni della bellezza del genere umano. Vedo oltre il racconto dei mezzi di comunicazione e della politica, che dipingono la Siria come un posto pericoloso.
Indubbiamente, il motivo principale che mi ha portato a vivere qui è che mio padre è siriano. Come ho detto, sono nata a Sofia, in Bulgaria. Ho trascorso a Sofia tutti gli anni di scuola e ho ottimi amici e bellissimi ricordi che mi legano al paese. Tra i miei ricordi d’infanzia ci sono anche le annuali vacanze estive in Siria, dove vivono i genitori di mio padre. Questi periodi di vacanza erano pieni di gioia e di risate: io e mio fratello ci sentivamo liberi e trascorrevamo tutto il tempo giocando all’aperto insieme ai bambini del quartiere. Tuttavia, al di là dei bellissimi ricordi d’infanzia, mi sono trasferita in Siria da adulta per esercitare il mio diritto alla libertà di movimento. Ho il diritto di viaggiare all’interno dei confini di una nazione, il diritto di lasciare una nazione e il diritto di entrare in una nazione di cui sono cittadina. Perciò, sto esercitando un mio diritto e sto dimostrando che questo diritto dovrebbe essere accessibile a tutti gli esseri umani ovunque si trovino.
Molti dei miei amici provenienti dall’Europa esercitano il loro diritto alla libertà di movimento. Emigrano in America alla ricerca di opportunità di studio e lavori migliori. Viaggiano nel sud-est dell’Asia e in Africa per vedere la bellezza di culture diverse. Al giorno d’oggi, ci sono persino turisti in Siria, che vagano per le strade di Damasco con curiosità voyeuristica, per vedere il passato e il presente di una nazione che è sopravvissuta a dieci anni di guerra.
In generale, i cittadini dell’Unione Europa hanno la massima libertà di movimento in tutto il mondo e hanno la possibilità di attraversare le frontiere aperte in tutto il continente (almeno finché la pandemia da covid-19 non ha sospeso tutto). Eppure, quegli stessi cittadini europei (e canadesi e americani) con passaporti potenti [1] che godono del diritto di viaggiare il tutto il mondo, negano agli altri il diritto di entrare nei loro paesi.
Nessuno dovrebbe dimenticare che la migrazione esiste da quando il genere umano ha messo piede sulla Terra. Anche se ognuno ha le proprie motivazioni per emigrare, gli obiettivi sono spesso gli stessi: nuove esperienze, nuove relazioni, nuove sfide, e nuova bellezza. In questo momento in cui il diritto alla migrazione è diventato un argomento scottante in tutto il mondo, è il momento di creare un nuovo modo di discuterne. La migrazione non dovrebbe essere considerata come un diritto per alcuni o come una minaccia per gli altri, ma piuttosto come qualcosa di fondamentale per l’esperienza umana.
Nota a piè di pagina
[1] Per saperne di più sui passaporti forti e deboli, leggi “Every Passport Has a Story” scritto dal Corrispondente Fortunat Miarintsoa Andrianimanana (Traduzione: “Ogni passaporto ha una storia” https://correspondentsoftheworld.com/story/every-passport-has-a-story-tl-it).
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