Diventare Ambasciatrice della Felicità: Il Sogno di una Giovane Attivista Indiana
Dopo aver studiato all’estero, Sanjoli è giunta a un punto di svolta quando si è resa conto che la sua era una condizione privilegiata. Perciò ha deciso di tornare in India per aiutare i meno fortunati.
India, Southern Asia
Story by Sanjoli Banerjee. Translated by Maria Grazia Calarco
Published on March 8, 2022.
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Nel suo celebre libro Uno psicologo nei lager [1], Victor Frankl [2] scrive, citando Nietzsche [3]: “Coloro che hanno un “perché” per vivere possono sopportare quasi ogni “come””. Riflettendo su questa citazione, posso dire che ho trovato con successo il mio “perché”. Ovvero, essere a servizio degli altri attraverso il mio lavoro, le mie scelte quotidiane e il mio attivismo. Non mi preoccupo pensando a “come” lo farò e alle sfide che incontrerò sulla mia strada.
Gli attivisti sono coloro che racimolano il coraggio per fare quelle domande complesse che la società non è in grado di porsi.
Da bambina, quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande, rispondevo: “Voglio essere un’ambasciatrice della felicità”. Sapevo che i marchi, i prodotti commerciali e anche le nazioni hanno degli ambasciatori. Quindi, perché non il sentimento della felicità? Oggi posso dire con orgoglio che ho realizzato il mio sogno. Sono un’attivista indiana di ventidue anni e mi batto contro le ingiustizie da quando avevo quattro anni. Sebbene allora non sapessi che sarei diventata un’attivista, oggi comprendo cosa significhi l’impegno sociale e quali responsabilità porti con sé. Gli attivisti sono coloro che racimolano il coraggio per fare quelle domande complesse che la società non è in grado di porsi. In quanto attivisti, abbiamo a cuore la società più delle eventuali ripercussioni che far sentire la nostra voce può comportare. Citando Frankl, cerchiamo di capire il “come”. E sono quasi vent’anni che mi impegno a farlo.
Il mio viaggio è cominciato nel 2004, quando mi sono battuta per mia sorella prima ancora che nascesse, tenendo testa a coloro che volevano ucciderla ancora in grembo perché era una femmina. Da allora, ho combattuto molte battaglie, grandi e piccole, contro il feticidio femminile, a favore della tutela dell’ambiente, la salute mentale, l’igiene mestruale, e l’emancipazione attraverso l’istruzione. Continuo a impegnarmi nel sociale attraverso Sarthi, la mia organizzazione non governativa. [4]
Per motivi di studio, ho avuto il privilegio di vivere in tre Paesi diversi oltre all’India, e questo mi ha insegnato moltissime cose. La lezione più importante che ho imparato è che conduco una vita privilegiata. Sebbene avessi avuto più volte la sensazione di essere una ragazza con dei privilegi, il vero punto di svolta della mia vita è avvenuto quando mi trovavo a Selangor, vicino Kuala Lumpur, in Malesia, per una conferenza di Harvard. Sono andata a visitare una scuola di rifugiati Rohingya, dove ho incontrato bambini e ragazzi di età compresa tra i 4 e i 15 anni. Questi giovani vivevano in un Paese lontano da casa e gli era impedito viaggiare, mentre io nello stesso momento avevo la possibilità di visitare Paesi diversi e imparare cose nuove. Rendermi conto della mia condizione privilegiata mi ha spinto a voler condividere quello che avevo imparato con i miei connazionali meno fortunati. Con questo proposito in mente, ho preso una decisione impopolare: una volta terminati gli studi, non avrei continuato a studiare all’estero. Piuttosto, sarei tornata in India per mettermi al servizio di coloro che potevano trarre beneficio dal mio impegno sociale.
All’incirca due anni fa, ho avviato il programma ‘Susiksha’ [5], attraverso il quale miriamo a offrire una formazione completa ai bambini che provengono da realtà emarginate e a stimolare la loro creatività. Attraverso Sarthi, la mia ONG, sto anche cercando di incentivare la cultura del volontariato in India. Quando vivevo in Australia e nel Regno Unito, ho notato che molte persone di tutte le età facevano volontariato abitualmente, dedicando il loro tempo a diverse attività e associazioni. Voglio fare in modo che questa pratica si diffonda anche nel mio Paese.
Sono determinata a essere a servizio della società e del mio Paese. Credo che un potere superiore mi guidi. Ho fiducia nel processo che mi indicherà la strada e confido nel fatto che le cose, alla fine, vadano sempre per il meglio. Citando Frankl e Nietzsche: “Non mi preoccupo del “come”.
Ai giovani lettori, vorrei dare qualche semplice consiglio: 1) Cercate di scoprire qual è il vostro “perché” nella vita. E se non avete ancora trovato la risposta, continuate la vostra ricerca in modo attivo. 2) Non confrontatevi con gli altri. Ricordate che, qualunque cosa facciate, siete unici. Questo è il vostro viaggio, perciò vivetelo fino in fondo. 3) Se lavorate nel sociale, prima di sviluppare o offrire delle soluzioni, fate una valutazione approfondita delle necessità. E infine, 4) Ricordate di dare ascolto alle vostre emozioni. Magari vi capiterà di sentirvi scoraggiati e di avere voglia di mollare, ma continuate a procedere a piccoli passi e abbiate fiducia in voi stessi.
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Uno_psicologo_nei_lager
[2] Neurologo e psichiatra austriaco sopravvissuto all’Olocausto, dedicò la sua vita a studiare, comprendere e promuovere il concetto di “significato”. Il suo celebre libro, Uno psicologo nei lager, racconta come riuscì a sopravvivere all’Olocausto trovando un significato personale nella prigionia e come questo gli diede la forza di volontà per sopravvivere.
[3] Filosofo e critico tedesco, pubblicò attivamente tra il 1870 e il 1880. È celebre per la sua critica intransigente alla morale e alla religione tradizionale europea, ai concetti filosofici convenzionali e alla fede sociale e politica associati con la modernità.
[4] L’organizzazione no-profit fondata nel 1992 dai genitori di Sanjoli. https://www.ngosarthi.org/
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